LA REGOLA DEL SILENZIO

Quando in una coppia “non ce n’è più”, ciascuno arriva a pensare dell’altro le peggiori cose possibili, perché “se la situazione è questa, è solo colpa tua”, cioè dell’altro. Nelle coppie che si stanno separando, gli sport nazionali sono due: parlar male dell’altro e rivangare il passato.

Detta in termini tecnici, si utilizza stile di copying esterno, cioè attribuzione esterna di responsabilità: la colpa è tutta dell’altro.

Di solito si dice che i figli vanno tenuti fuori dalle separazioni, non vanno coinvolti. Due si separano, non sono più coppia, ma rimangono per sempre genitori.Quando pensiamo le peggiori cose dell’altro è difficile fare filtro e non coinvolgere i figli in questo tipo di narrazione. Così i figli vengono tirati dentro nel vortice. 

Per loro il conflitto tra i genitori diventa un conflitto di lealtà: se dò ragione ad uno, automaticamente dò torto all’altro. Se dò torto ad uno automaticamente dò ragione all’altro. Perché nel conflitto tutto è polarizzato: giusto – sbagliato, ragione-torto.

Se proprio il figlio non si sbilancia e non prende posizione,  può finire per essere accusato: ecco, sei tutto tuo padre! O tua madre, a seconda dei casi. Insomma, la logica è: con me o contro di me.

Questa si chiama triangolazione nel conflitto ed è un peso che mettiamo sulle sue spalle. 

Come la fa la sbaglia, anche non prendendo posizione, perché non può rimanere neutrale.

Se non in casi chiarissimi e documentati di abuso e violenza, che devono essere per legge denunciati, è difficile distribuire la colpe o stabilire la verità su qualcosa a cui lo psicologo non ha assistito direttamente. 

Si tratta di verità soggettive, ciascuno percepisce la realtà in questo modo, lo stesso evento assume significati diversi.

Riformulo i due problemi da cui siamo partiti in forma di soluzioni:

  • se non riesci a parlare anche bene dell’altro allora non parlarne affatto
  • Se non riesci a gestire il presente, evita di parlare del passato 

Quando uno si sfoga, sul momento si sente sollevato, capito, compreso, ma ci sono due effetti secondari ben più potenti: quando denigro il partner in qualche modo denigro anche me stesso, in qualche misura ho accettato per anni di subire la sua presenza accanto a me. In secondo luogo questa narrazione diventa una specie di lente deformante attraverso cui leggere il presente e il futuro: è sempre stato così, sarà così per sempre.

Per questo è necessario non parlare, cioè aderire a quella strategia che nel modello strategico si chiama: congiura del silenzio. Ogni volta che parli male dell’altro o del passato per avere ragione nel presente non stai facendo altro che alimentare il problema e farlo peggiorare.

E se è il figlio che mi tira in mezzo e mi parla dei problemi con l’altro?

“Guarda, io sono la persona meno indicata per darti consigli su tuo padre. Se hai un problema con lui io posso ascoltarti e basta, per risolverli ne devi parlare con lui”.

Se riesci a smettere di parlare dell’altro, in altri termini, tuo figlio si sentirà più leggero. 

Toglierà i panni del tifoso e potrà indossare quelli di figlio. Di un figlio che deve fare i conti con la mamma da sola e il papà da solo. Non è già abbastanza, questo?