IL TERZO INCOMODO NELLA FAMIGLIA ALLARGATA

Qualche decennio fa in Italia era famosa la soap opera “Beautiful”, la prima che ha sdoganato da questa parte dell’oceano il modello di famiglia allargata o ricostruita, che allora erano piuttosto rari qui da noi.

A due o tre generazioni di distanza, il panorama  è complessificato, e capita di trattare situazioni come:

– il nuovo compagno della mamma è il papà del mio compagno di scuola, anche lui separato

– il papà ora sta con la figlia della nuova compagna di suo padre

– la mamma ha lasciato il papà e ora ha una fidanzata

– la compagna di mio padre ha solo qualche anno in più di sua figli

– un genitore ha 6 figli da 3 persone diverse, il primo figlio è maggiorenne mentre l’ultimo va al nido.

In questa specie di Spoon River ciò che è archetipico è l’estrema facilità di cambiamento, in questo caso di partner. Non si tratta di un giudizio morale, ma di uno sguardo sulla realtà contemporanea, dove si vive forse in modo più libero da pregiudizi rispetto alle generazioni precedenti.

L’altro, la figura terza, si inserisce quindi in modo prepotente non solo nella vita di coppia, ma anche nella vita dei minori coinvolti.

L’obiettivo del genitore dovrebbe essere, nell’ottica di bi-genitorialità sancita dalla legge, quella di permettere e anzi facilitare l’accesso del figlio all’altro “mondo”, cioè l’altro genitore, con tutte le persone significative a lui connesse  – nonni e parenti – e quindi anche il nuovo partner.

Quando un genitore sta ricostruendo la propria vita sentimentale e trova un nuovo partner, la domanda che mi pone è: lo devo dire a mio figlio che ho un nuovo partner?

Sì. 

Come glielo dico? Cosa dovrei dire?

Magari non subito, ma quando la situazione è stabile. Evitiamo di presentare troppe figure se non sono “quelle giuste”. All’inizio si può presentare come un amico o amica, meglio se in una situazione sociale, con altre persone, e vedere come il figlio e il partner si relazionano.

Ma poi va detta la verità. 

Ai figli va detta la verità, nelle modalità adeguate per l’età e il livello di maturità, nella misura a loro tollerabile.

Ricordo la massima di Mark Twain per cui “la verità è un bene così prezioso che va usato con parsimonia”, per cui non è proprio necessario che il figlio diventi il confidente della propria nuova storia d’amore, solo che sappia che c’è una persona che vuole bene ad uno dei propri genitori e lo fa stare bene.

Dal punto di vista dell’altro genitore rispetto al nuovo partner, l’unica posizione valida da assumere nei confronti è un atteggiamento morbido e rassicurante rispetto al figlio, sostenuto da un progetto educativo stabile. Favorire quindi – o almeno non ostacolare – il rapporto con altre figure potenzialmente significative garantisce al genitore la possibilità di distinguersi, di essere diverso dal nuovo compagno, non entrando in antagonismo con lui. 

Se, in fondo, tutto il processo di crescita del figlio è separazione-individuazione, questo atteggiamento è l’unico che consenta di rappresentarsi internamente un genitore vero, con i limiti e le risorse del caso, unico perché diverso dagli altri.