L'EDUCAZIONE AL CONFLITTO

Separati o no, i genitori trovano nell’educazione dei figli, terreno fertile per lo scontro.

Di fronte ad un comportamento problematico, che non sanno come gestire, mi chiedono “ma cosa dovrei fare io con mio figlio?”. 

Analizzando le tentate soluzioni, cioè cosa i genitori fanno in risposta al problema, si scopre molto spesso che i due non sono sulla stessa linea, anzi spesso sono ai poli opposti. Uno permissivo, l’altro normativo. Uno più improntato al dialogo, l’altro più sul rispetto.

La domanda iniziale – cosa dovrei fare io? – va trasformata in – cosa dovremmo fare noi?

Esistono diversi stili educativi, ma non esiste quello perfetto che vince su tutti gli altri in ogni situazione.  

Se hai più di un figlio, ti sarà capitato di notare che un tuo modo di comportarti come genitore funziona con uno ma non con l’altro e che magari una strategia che ha funzionato una volta, ora non funziona più. 

Passiamo dall’invocare il ritorno alle punizioni corporali, al rispetto che non c’è più, quindi dall’autoritarismo ad una deriva democratica, in cui le regole possono essere continuamente discusse o al limite delegate ad altri contesti, come la scuola.

Gregory Bateson scriveva:  “il rigore da solo è la morte per asfissia, la creatività senza limiti pura follia”.

Già vogliamo essere autoritari? Oppure metterci sullo stesso piano dei figli? Dialogare o regolare?

Il fatto è che uno stile solo non basta. 

Con modelli rigidi, ad esempio regole, regole, regole, si creano figli ribelli. L’educazione rigida crea i peggiori rivoluzionari della storia. 

Con modelli troppo permissivi si può discutere su tutto, dire tutto e il contrario di tutto e – a quel punto – non vale più nessuna regola.

Se gli estremi sono disastrosi di per sé, la situazione si complica quando i due genitori non sono sulla stessa lunghezza d’onda: uno è permissivo, l’altro rigido. Oppure nessuno dei due abbia una linea precisa e si muove “al momento”, secondo la situazione, oppure in risposta a quello che fa l’altro. 

Nelle separazioni conflittuali, ma non solo, si assiste a volte ad un’altalena di emozioni, tra il concedere e il punire, tra il dare e il togliere, tra le regole e il dialogo, in cui non si capisce più bene cosa il figlio può o non può fare, deve e non deve fare. 

Così il figlio finisce per fare quello che vuole, destreggiandosi tra i due.

Di qui il titolo della puntata: non è tanto importante la regola che si sceglie, quando che ci sia l’accordo sulla regola. 

Tutti possiamo sbagliare su una regola e poi rivederla. 

L’importante è che i genitori riescano a fare fronte comune, siano sulla stessa barca, sulla stessa linea nell’educazione dei figli.

Ciascuno deve poter scegliere la propria linea educativa in modo autonomo, certo, ma ciò che non funziona l’irrigidirsi, il volersi distinguere dall’altro ad ogni costo.

Se uno dà una regola, l’altro la deve sostenere davanti al figlio, anche se non è d’accordo. E discuterne poi con l’altro genitore, ma non di fronte al figlio. 

Noi psicologi, anche se genitori, non sappiamo sempre qual è la cosa giusta da fare in ogni momento. 

Più importante è far emergere la collaborazione tra i genitori.

Stabilire delle priorità: non discutere dello stile, ma dei fondamentali. I valori, le cose veramente importanti che vogliamo i nostri figli imparino.

E per creare l’accordo partiamo dal minimo. 

Una piccola cosa su cui siamo d’accordo tutti e due. 

E mantenere la posizione. La stessa linea.