CHANGE

Quella di oggi è una puntata un po’ diversa, diciamo una puntata «speciale». 

Non affrontiamo un problema specifico o una soluzione, ma una dimensione costante, la vera e propria star della vita di coppia: il cambiamento.

Il cambiamento è inevitabile per l’essere umano per tutta la durata della vita. È un fatto. Se non cambi, sei morto.

All’esterno invecchiamo, all’interno accumuliamo nuove esperienze. Si potrebbe dire che maturiamo.

Tuttavia il cambiamento nell’ambito della coppia sembra «la matta». Ricordate la matta del gioco di carte? quella carta che si cerca sempre ma guai a ritrovarsela in mano alla fine. 

Ora riflettiamo un po’ meglio su questi concetti.

Paul Watzlawick con Jonh Weakland e Richard Fisch, scrisse il libro Change, sulla formazione e soluzione dei problemi. Definì due tipi di cambiamento. Il cambiamento di tipo 1 quando cambiano le cose intorno a te, cioè un cambiamento di sistema. Il cambiamento di tipo 2, quando il sistema rimane uguale ma è cambiato il tuo approccio alle cose, il tuo modo di agire e reagire in relazione a queste.

Rispetto alla coppia un cambiamento di tipo 1 può essere la separazione, ad esempio, oppure una malattia o un licenziamento, un trasloco, un evento insomma che ridefinisca le modalità del vivere quotidiano. 

Il cambiamento di tipo 2 invece è più sottile, ma più potente. Il partner è lo stesso, la situazione più o meno quella, ma posso cambiare i miei occhi, il mio atteggiamento nei confronti della realtà quotidiana.

Cosa succede nei due casi? Parlando di cambiamento è inevitabile parlare di resistenza al cambiamento. 

Possiamo avere paura del cambiamento.

Perché a volte cambiare spaventa, il nuovo spaventa, perché pensiamo di non averne il controllo. 

Oppure abbiamo paura che non si verifichi ciò che desideriamo. Quindi ci opponiamo, resistiamo al cambiamento. Se avviene qualcosa che avvertiamo come negativo, vogliamo con tutte le nostre forze risolvere il problema e ritornare alla situazione precedente. Possiamo avere troppa fretta di cambiare. 

In altri casi invece vogliamo che le cose cambino, migliorino, ci sforziamo di farle cambiare e questo benedetto cambiamento non avviene. 

Una buona regola, parlando di cambiamento, è di andare partire dal piccolo, una piccola cosa che riguarda noi stessi, piccola ma quotidiana. E soprattutto concreta. Una azione tangibile, che faccio tutti i santi giorni. Se invece parto con i grandi cambiamenti, mi fermo, ho paura, non ho costanza e ritorno esattamente al punto di partenza.

Usando una metafora nota della terapia strategica, il cambiamento può essere rappresentato come una palla di neve che rotola da un pendio. Diventerà una valanga inarrestabile a patto che si evitino due errori: frenarla o spingerla. Esattamente i due atteggiamenti che abbiamo visto prima. Opporsi oppure desiderare che avvenga tutto in un minuto. 

Nello specifico della coppia capita che il cambiamento sia invocato per l’altro, non per sé. 

Tempo fa ho sentito questa frase:

La donna spera che il suo uomo cambi ma non cambia.

L’uomo non vuole che la sua donna cambi ma lei cambia.

Detta così può sembrare un luogo comune, ma i soggetti possono anche essere invertiti. Cioè che sia l’uomo a desiderare che la donna cambi e la donna a desiderare che l’uomo non cambi. In ogni caso, nella coppia il cambiamento vive di aspettative reciproche. Cosa io desiderio che l’altro sia o che faccia, per me.  È una desiderio potente, che spesso in terapia viene portato come richiesta implicita: per favore spieghi al mio partner che è necessario che lui faccia questo e quest’altro. Lo faccia cambiare. 

È una richiesta terribile, da cui il terapeuta deve togliersi e restituire la responsabilità ai clienti. 

Tu vuoi cambiare? Vuoi cambiare perché te lo chiede lui, solo per quello? Oppure ritieni che ci sia qualcosa di vero? Cosa cambieresti tu, senza che l’altro te lo chieda? Quale sarebbe la più piccola cosa che, se cambiasse, ti farebbe dire che state andando nella direzione giusta? Cosa potresti accettare di fare per l’altro, che vuoi anche tu? Se anche ritieni di non dover cambiare, hai comunque il problema che il tuo partner lo ritiene indispensabile, cosa vuoi fare? Perché è così importante per l’altro, ma non per te?

Uso questo tipo di domande perché non decido io terapeuta cosa è giusto o sbagliato per la coppia. Io posso aiutare i due a comprendere meglio il problema, da prospettive diverse, e guidarli nelle difficoltà, non decidere al posto loro. 

Se il partner ti chiede un cambiamento non c’è una risposta giusta o sbagliata a priori. La responsabilità è di entrambi. Di chi chiede e di chi è chiamato a cambiare o meno.

Un’ultima cosa. Sento spesso dire:

«Io sono così. Il carattere non si cambia». 

Errato. Il carattere si può modificare, non c’è nulla di immutabile. Certo non va snaturato. Non posso chiedere che un introverso diventi estroverso tutto in un colpo, ma possono essere introdotti piccoli cambiamenti, piccoli elementi di segno contrario che rendono ancora più profondo il nostro modo di essere. 

L’esperienza clinica insegna che un piccolo cambiamento si riflette sempre sull’altro, nella relazione e chiama cambiamenti dell’altro. Tanti piccoli cambiamenti possono trasformare il sistema nel tempo (cambiamento di tipo 1) oppure la percezione e reazione nei confronti della realtà (cambiamento di tipo 2).

Un’ultima riflessione. A Tommaso Moro viene attribuita questa frase:

Che io possa avere la forza di cambiare le cose che posso cambiare, la pazienza di accettare le cose che non posso cambiare e soprattutto l’intelligenza di saperle distinguere. 

Partiamo con i piccoli cambiamenti. Le valanghe partono sempre con piccole palle di neve.